Pisa - Museo delle Navi Antiche di Pisa

Museo delle navi antiche di Pisa
Arsenali Medicei, Lungarno Ranieri Simonelli 16, 56126 Pisa PI
Tel +39 050 8057880
info@navidipisa.it

Direttore Andrea Camilli
andrea.camilli@cultura.gov.it

INFO: www.navidipisa.it

Giorni, orari di apertura e biglietti www.navidipisa.it/informazioni/


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Quasi 5000 metri quadri di superficie espositiva e 47 sezioni divise in 8 aree tematiche, sette imbarcazioni di epoca romana, databili tra il III secolo a.C. e il VII secolo d.C., di cui quattro sostanzialmente integre, e circa 800 reperti per un museo che racconta un millennio di commerci e marinai, rotte e naufragi, navigazioni, vita di bordo e della storia della città di Pisa.

Il Museo delle Navi Antiche di Pisa, allestito all’interno degli Arsenali Medicei sul lungarno pisano, espone le navi di età romana e i reperti a esse riferiti rinvenuti e restaurati presso il Cantiere delle Navi Antiche. 
Sono diverse le imbarcazioni integre esposte: l’ammiraglia Alkedo da 12 rematori, la Nave “I” ossia un grande traghetto fluviale, un barcone fluviale con ponti e albero ben visibili una grande nave da carico di età primo-imperiale, una piccola imbarcazione per il trasporto merci ed elementi pertinenti a numerose imbarcazioni minori. In mostra anche i carichi rinvenuti, che includono gli oggetti personali dei viaggiatori, con migliaia di frammenti ceramici, vetri, metalli, elementi in materiale organico, da giochi per bambini a capi d’abbigliamento, e anche i resti di un marinaio morto con il suo cane: un mosaico che copre mille anni di commerci, navigazioni, rotte, vita quotidiana a bordo e naufragi.
 
L’esposizione parte con la storia della città di Pisa tra archeologia e leggenda, fino alla fase etrusca prima e romana poi, conclusasi con l’arrivo dei Longobardi. Si prosegue con un focus sul rapporto della città con l’acqua, dalle catastrofiche alluvioni all’organizzazione del territorio tra canali e centuriazioni, fino a toccare il Porto di Pisa e tutta l’intensa attività produttiva cittadina. Dalla ricostruzione dei cantieri si passa, poi, all’esposizione integrale delle navi, che occupa due campate degli arsenali, per proseguire con le sezioni che raccontano le tecniche di navigazione con un piccolo planetario, per conoscere come gli antichi si orientavano con le stelle, mentre un tabellone elettronico degli arrivi e delle partenze racconta le principali rotte dei porti del Mediterraneo. Il percorso espositivo si conclude con un excursus sulla dura vita di bordo, sia per i marinai che per i viaggiatori, dall’abbigliamento ai bagagli, fino alle abitudini alimentari, ai culti e alle superstizioni.
Il Museo delle Navi Antiche risponde a una serie di caratteristiche: è un museo duttile, in continua trasformazione con il proseguire delle ricerche e utilizza un linguaggio accessibile e diversificato, adatto a tutti. Il grande lavoro di progettazione svolto ha richiesto una costante sinergia e una pluriennale collaborazione con gli autori dell’exhibition design.
È la conclusione di un percorso che in vent'anni ha coinvolto più di 300 persone dalle professionalità più disparate: archeologi, architetti, storici dell'arte, restauratori e il personale tecnico delle sovrintendenze. Una struttura statale ha realizzato una grande opera di quasi 5000 metri quadri, innovativi anche sul piano museale, i lpiù grande museo di imbarcazioni antiche esistente. L'esposizione, inoltre, è costruita con un linguaggio che avvicina il pubblico all'archeologia che non punta a stupire, ma utilizza un sistema di comunicazione plurilivello che non eccede nel multimediale e ricontestualizza la narrazione con accuratezza storica e scientifica.
Il progetto di scavo e restauro delle antiche navi di Pisa rappresenta uno dei più interessanti e ricchi cantieri di scavo e ricerca degli ultimi anni. La particolare condizione di conservazione dei reperti racchiusi in strati di argilla e sabbie ha richiesto un considerevole sforzo economico, organizzativo e tecnologico, mettendo a disposizione della ricerca laboratori, depositi, strumentazioni all’avanguardia e logistica devoluti al recupero degli oltre trenta relitti individuati e dei materiali ad essi associati. Il Centro di Restauro del legno Bagnato, recentemente trasferito alle spalle del Museo, è quindi diventato un centro dotato di laboratori, depositi e strumentazione che ha visto la collaborazione di decine di istituzioni universitarie e di ricerca italiane e straniere. Al complesso, a breve si affiancherà la Biblioteca delle Navi, biblioteca specialistica dedicata alla archeologia navale e subacquea ed alla storia navale, in corso di realizzazione in un edificio adiacente al Museo.
 
Le navi
 
(1) Alkedo (il Gabbiano), l’ammiraglia della flotta pisana, nave da 12 rematori da diporto ma dalle forme che ricordano una nave da guerra; ha ancora inciso su una tavoletta il suo nome (Alkedo = gabbiano), esposta nella vetrina di fronte. A fianco ricostruzione a grandezza naturale di una nave da guerra (liburna).
(2) Nave “I” (V sec. d.C.), grande traghetto fluviale a fondo piatto interamente costruito in legno di quercia e rinforzato all’esterno da fasce di ferro; il barcone, manovrato tra le due rive attraverso un sistema di funi, era mosso da riva tramite un argano, il cui asse centrale è stato rinvenuto nel corso degli scavi (esposto nella vetrina accanto all’imbarcazione).
(3) Barca F, appartiene alla tipologia delle lintres, imbarcazioni più piccole per il trasporto merci utilizzate per rapidi e più confortevoli spostamenti e per il trasporto di dettaglio delle merci. Simili alle piroghe, erano realizzate per consentire la remata da un solo lato, come le attuali console veneziane (esemplari esposti del II e III sec.d.C.)
(4) Nave “D”, con ancora ben visibili ponti e albero. Il grande barcone fluviale è stata rinvenuta rovesciata e il suo restauro ha richiesto un lavoro estremamente elaborato. Si tratta di un grande barcone fluviale adibito al trasporto della rena lungo il corso dell’Arno: un ampio boccaporto consentiva il carico della sabbia. L’imbarcazione era mossa da vela (conserva ancora l’albero originale) e trainata da riva da una coppia di cavalli o buoi. Lo scheletro di un cavallo ancora aggiogato è stato rinvenuto al di sotto di essa.
Nave “Ellenistica”, in frammenti, nave da carico di dimensioni medio-grandi; 
Barca “H” , barchino fluviale a fondo piatto; imbarcazione da carico di medio-grandi dimensioni che faceva la spola lungo le coste tra Campania e Spagna e trasportava un carico di anfore (tra cui spalle di maiale in salamoia) (II sec. a.C.).
 Ricostruzione del cantiere della Nave “A”, nave da carico (oneraria) di grandi dimensioni (più di 40 metri di lunghezza; ne è stata recuperata circa la metà) (II sec.d.C.). Trasportava un carico di anfore a fondo piatto riutilizzate e contenenti conserve di frutta. Per le sue dimensioni è stata esposta ricostruendo una parte del cantiere di scavo, mostrandola in corso di recupero.
 
Le sezioni espositive in dettaglio
 
L’esposizione delle Navi Antiche di Pisa si svolge all’interno delle sale e delle campate degli Arsenali medicei di Pisa ed è articolata in otto sezioni.
 
I. La città tra i due fiumi
La prima sala del Museo è dedicata alla storia della città di Pisa tra archeologia e leggenda, il suo sviluppo fino alla fase etrusca prima e romana poi, l’arrivo dei Longobardi.
 
II. Terra e acque
Il rapporto della città con il territorio e l’acqua: le alluvioni, l’organizzazione del territorio tra canali e centuriazioni, il Porto di Pisa, le cave e le officine ceramiche, la pesca, l’agricoltura, il legname e come questa intensa attività produttiva abbia inciso sul territorio provocandone già in età antica il suo dissesto idrogeologico.
 
III. La furia delle acque
La piana di Pisa fu soggetto a disastrose alluvioni per secoli: furono disastrose per il territorio, ma grazie agli scavi archeologici hanno consentito di ricostruire nel dettaglio una storia secolare fatta di navi, reperti, storie di vita e di commerci. Approfondimento sul metodo di scavo archeologico in ambiente umido.
Il racconto di un naufragio e la storia di un’amicizia: il marinaio della nave B e il suo cane.
 
IV. Navalia
Non solo il luogo dove le navi venivano costruite, ricoverate e riparate (gli arsenali), ma le navi nel loro complesso: come si costruivano le navi nel mondo antico e come si costruiscono ora, le moderne tecniche di scavo e recupero e il restauro del legno archeologico.
Ricostruzione del cantiere di scavo della nave A.
 
V. Navi
L’esposizione delle navi e dei loro carichi e corredi, che occupa due campate degli arsenali, è suddivisa in due parti: la prima campata è dedicata alle navi da mare aperto, la seconda alle imbarcazioni da acque interne.
Esposizione dell’Alkedo e sua ricostruzione a grandezza naturale.
I barconi e i traghetti da fiume: nave D e nave I.
Una nave dalla Spagna
 
VI. Commerci
Si viaggia per mare anche e soprattutto per commercio: l’oggetto principe sono le anfore da trasporto, i contenitori di quasi tutti i prodotti che si vendevano nel mondo antico; diffusione, importazione ed esportazione di merci particolari: beni di lusso, marmi, ceramica fine da tavola.
Tutte le anfore conosciute a Pisa su un’unica parete: forme, contenuti e provenienze.
 
VII. La navigazione
Le navi romane, a remi e con vele quadre, navigavano regolate da un complesso sistema di manovre; il cantiere ha restituito notevoli parti di vela, che permettono di ricostruire con molta affidabilità il complesso sistema che era alla base della struttura delle vele.
L’ancora in legno della nave A, il pesce angelo portafortuna.
Orientarsi con le stelle.
Quanto duravano i viaggi per mare? Quali erano i porti e le rotte più frequentate? Consultate il nostro tabellone degli arrivi e delle partenze.
 
VIII. Vita di bordo
Viaggiare non era molto confortevole, sicuramente come marinaio ma anche come passeggero. Questa sezione descrive i vari aspetti di questa dura vita: l’abbigliamento, i bagagli, le tempeste, l’illuminazione di bordo, come si cucinava e si mangiava, culti e superstizioni, la vita quotidiana a bordo.
Come si vestiva un marinaio? Il giaccone di pelle dell’Alkedo.
Il bagaglio del marinaio della nave A: un piccolo gruzzolo e una manciata di oggetti personali.
E nel tempo libero? Giochi per bambini e da tavolo.
 
Lo scavo, ulteriori dettagli
 
Durante lo scavo, i relitti sono stati liberati dal terreno secondo il metodo proprio dello scavo archeologico,  procedendo per piccole fasce di 50 centimetri/1 metro, rilevate tridimensionalmente, e quindi nuovamente protette con un tessuto in grado di trattenere l’umidità. Per garantire l’umidità necessaria, si è fissato sui reperti un impianto di nebulizzazione, progettato espressamente per ogni imbarcazione. A questo è stato sovrapposto un nuovo guscio di vetroresina per preservare l’imbarcazione durante il sollevamento, il trasporto e la messa a dimora. Le imbarcazioni, così incapsulate, sono state fissata ad un telaio metallico e quindi sollevate e spostate in laboratorio per il restauro.
 
Come era in antichità l’area e cosa ha prodotto i naufragi
 
Per capire l’area, bisogna immaginarsi il territorio, in epoca romana, appena alle spalle di un delta fluviale complesso, perché ramificato e in continuo movimento. Poco a monte dell’Arno, che allora scorreva poco distante, si trovava il bacino naturale del fiume Auser, l’antico Serchio. Non si trattava di un porto, ma di una rete di canali sui quali transitavano imbarcazioni di vario genere. Non c’erano solo navi da mare, ma anche piroghe e navi di fiume, proprio per il carattere “ibrido” dell’area. Il percorso dell’Auser fu inciso da canali che coincidevano con le maglie della centuriazione. Questa strategica organizzazione del territorio causò però periodici disastri a causa della difficoltà dell’assorbimento delle piene fluviali: la portata d’acqua non veniva assorbita dal mare tornando indietro con estrema forza e causando, il naufragio delle navi che vi transitavano. Questo avvenne ogni circa 80/100 anni da età augustea (0-15 d.C.) fino al V secolo d.C., a quanto ci testimoniano gli scavi. In questo cantiere, lo scavo è consistito, oltre che nello scavo delle navi e dei reperti, nell’individuazione dei resti delle alluvioni che hanno causato il naufragio delle imbarcazioni (sedimenti), ma anche nel riconoscimento dei diversi fondali che si sono formati nel corso del tempo e dalle turbolenze che, a più riprese, hanno sconvolto i depositi alluvionali.
 
I materiali – ceramica, oggetti in legno, corda, cuoio, resti vegetali e di fauna, relitti – sono stati rinvenuti negli scafi o nelle porzioni dei relitti, nei carichi delle imbarcazioni o nei fondali, caduti presumibilmente duranti i trasbordi da un’imbarcazione all’altra, in seguito ad attività di pesca o al trasporto di legname. A complicare la situazione è naturalmente l’azione delle correnti, che hanno eroso gli strati più antichi, trascinando i materiali originariamente contenuti e rimescolandone i contesti. L’eccezionale stato di conservazione dei reperti ha condizionato l’attività di scavo, che ha dovuto evitare che le parti in legno fossero eccessivamente esposte agli agenti atmosferici e garantire allo stesso tempo una completa documentazione scientifica. È solo l’ambiente umido, infatti, che consente la conservazione dei reperti. l legno, conservatosi sottacqua in assenza di ossigeno, è riuscito a mantenere la sua struttura anatomica: la mancanza di ossigeno impedisce a funghi e batteri di proliferare e di intaccare la cellulosa e la lignina, componenti fondamentali del tessuto cellulare.
 
Il progetto architettonico
 
L’esposizione de Le Navi Antiche di Pisa si svolge all’interno delle sale e delle campate degli Arsenali medicei, sul lungarno pisano, in origine arsenali adibiti alla costruzione e alla manutenzione delle galee dei cavalieri di Santo Stefano, il corpo cavalleresco a difesa della minaccia saracena. Gli arsenali andarono presto in disuso e diventarono prima alloggi militari, poi stalle. Fino alla metà del secolo scorso ospitarono il centro di riproduzione ippica dell’Esercito italiano. La volontà di conservare la struttura degli Arsenali ha condizionato le scelte museali, soprattutto nelle sale I, II  e VIII, dove il mantenimento delle celle dei cavalli ha imposto una narrazione in microcapitoli, quasi a piccoli passi. I grandi ambienti delle campate sono invece lo spazio ideale per dispiegare le grandi navi restaurate.
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